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Abilità e competenze strutturate: ecco la “nostra” prevenzione

di Mirko Antoncecchi

Da NotiziEmmanuel 2013 n.4 giugno/luglio

 

di Mirko Antoncecchi

 

 

Le dipendenza da stupefacenti, da alcool, da gioco d’azzardo, da internet sono sempre più frequentemente portate alla nostra attenzione dai mezzi di comunicazione e costituiscono fenomeni sociali entrati di prepotenza nella nostra quotidianità.

I casi di cronaca raccontati rappresentano però una minima parte di un fenomeno più ampio che si consuma dolorosamente anche in realtà celate, dove il vissuto di “impotenza” di chi cerca di aiutare chi è caduto nella rete delle dipendenze costituisce il primo ostacolo alla protezione del Sé contro tutto ciò che può mettere a rischio non solo il benessere dell’individuo, ma anche la sua stessa vita.

I ragazzi, esseri umani che sono nella fase di formazione delle proprie facoltà cognitive ed emotive, risultano essere i soggetti più vulnerabili e, per questo, maggiormente esposti a numerose fonti di rischio. L’abuso di sostanze, infatti, tende a insorgere e svilupparsi soprattutto nel periodo preadolescenziale e adolescenziale ed è per questo che è necessario affidarsi a diverse strategie e potenziare gli sforzi preventivi per tutelare al meglio questa fase di crescita dell’individuo.

Occuparsi di prevenzione è necessario sia per evitare – o almeno ritardare il più possibile il primo contatto con le sostanze tossiche – che per fare sì che l’uso sporadico di sostanze non diventi una dipendenza. Uno strumento per raggiungere questo obiettivo è il fatto che quanto più l’adolescente dispone di abilità e competenze strutturate, tanto maggiore è la probabilità che si astenga da stili di consumo patologici.

Nelle molte attività di prevenzione che ho condotto per conto della Comunità Emmanuel, partendo dall’esperienza maturata e dalle istanze formative recepite attraverso le varie attività svolte a servizio dei giovani, delle famiglie, dei docenti e degli studenti di ogni ordine e grado, ho adottato una modalità di intervento preventivo dinamico, complesso, creativo.

L’avvio dell’intervento è partito dal desiderio di incontrare il maggior numero possibile di ragazzi e dalla costatazione che il numero di ore che si possono dedicare a questo scopo è veramente esiguo, l’intervento nelle scuole si è strutturato, perciò, in incontri su grandi gruppi – fino a 100-150 ragazzi – ma utilizzando le modalità di coinvolgimento che sono proprie dei piccoli gruppi.

Un percorso di affinazione, studio e confronto di questa esperienza ha portato alla formazione di un’équipe interdisciplinare formata da uno psicologo, un educatore, un animatore e un operatore in un processo di integrazione di competenze che è indispensabile per affrontare in modo completo ed efficace la prevenzione dalle dipendenze.

Andando nelle scuole non è stato raro trovarsi di fronte ragazzi che non riescono a inserirsi, a fare gruppo o, ancora peggio, volontariamente tenuti lontani dagli altri che li considerano diversi e deboli e non abituati a confrontarsi e a esprimere le loro emozioni; questa condizione li spinge a non chiedere aiuto e a sviluppare vissuti di mancanza di autostima, il nostro intervento preventivo offre loro la possibilità di esprimersi per quello che sono e di sperimentare, attraverso il gioco e la creatività, la bellezza di incontrare l’altro e di socializzare.

La novità del nostro intervento preventivo sta nell’aiutare i ragazzi a riconoscere le proprie emozioni e a esprimerle in un clima di sospensione del giudizio; in questo percorso ci aiuta la creatività, che è qualcosa che appartiene a tutti noi, ma che, poiché è imprevedibile e poco gestibile, è considerata pericolosa e chiusa nel “cassetto segreto” insieme alle emozioni che, per quanto incredibilmente soddisfacenti, sono anch’esse poco maneggevoli, ma che, se riscoperte, possono dare nuova linfa e vigore alla realizzazione della nostra felicità.

La filosofia di base è, dunque, la vita in comune, fatta di disponibilità reciproca all’ascolto, al mutuo-aiuto, alla volontà di integrazione e al rispetto; l’efficacia del metodo è stata comprovata da un passaparola che ha “contagiato” molte scuole nuove che ci hanno invitato, mentre in quelle nelle quali siamo intervenuti ci hanno incoraggiato a continuare a richiedere interventi similari, un ulteriore sviluppo, infine, è nato grazie al progetto “Liberi di Vivere”, un progetto di prevenzione, gestito dalla Comunità Emmanuel, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento della Gioventù e che vi proponiamo attraverso la penna degli “attori”-protagonisti, i gEic (giovani Emmanuel in cammino), insieme alle altre figure professionali, i nostri “peer to peerer”.

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