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Alcol e giovani

di Danilo Cozzoli

(Articolo tratto da Notizie Emmanuel, Anno XXXVII, n.1-2, Gennaio/Febbraio, 2018)

Si parla sempre più spesso ai giovani di alcool, ma non si ascolta mai abbastanza i giovani sull’alcool. Un’indagine realizzata da un gruppo di ricerca della Comunità Emmanuel e della Rete TIAPP (Tutti Insieme alla Pari per la Prevenzione) ha provato a fare proprio questo, presentando i risultati nel convegno dal titolo “Alcolismo e integrazione tra i servizi”, tenutosi presso l’“Istituto di Salute e Medicina Spirituale-Centro Le Sorgenti” della Comunità Emmanuel.

 

Il sondaggio ha raggiunto più di 700 studenti tra i 14 e i 17 anni – primo e quarto anno delle scuole superiori – appartenenti ad una ventina di Istituti tra professionali, tecnici e licei, sia di Lecce che della provincia. Compilando un questionario anonimo, i giovani si sono espressi su un tema che li riguarda da vicino, ma sul quale raramente sono interpellati. Sono emerse così le loro opinioni, aspettative, atteggiamenti e comportamenti nei confronti del consumo di alcolici.

 

L’indagine vuole fare luce su una realtà che gli adulti suppongono di conoscere o hanno sottovalutato, mentre, non di rado, è ignorata se non addirittura fraintesa. Approfondire il punto di vista dei giovani non ha semplicemente lo scopo di colmare una lacuna conoscitiva sulla cultura adolescenziale del bere, ma può offrire importanti spunti di riflessione per educatori, psicologi, operatori sociosanitari e decisori politici, su temi ampliamente dibattuti quali le motivazioni dell’assunzione di alcol e le strategie di prevenzione.

 

I tre ambiti sondati sono stati: le aspettative dei giovani sugli effetti dell’alcol e le conseguenze del bere; le motivazioni soggettive che li spingerebbero a bere; il loro eventuale consumo di bevande alcoliche. La scelta di questi tre aspetti deriva dalla crescente attenzione che negli ultimi anni la letteratura scientifica ha riservato al rapporto tra essi, ovvero al modo con il quale determinate convinzioni personali sull’alcol potrebbero influenzare le motivazioni per consumarlo o astenersene.

 

L’importanza dell’analisi di queste interazioni sta nella sua immediata applicabilità nell’ambito della prevenzione. Molti studi sostengono, infatti, che un adeguato e tempestivo intervento educativo atto a fornire aspettative realistiche e ben informate sugli effetti dell’alcol potrebbe indirettamente incidere sulla riduzione del consumo di alcolici nel periodo adolescenziale

 

Considerando in modo generale e sintetico i risultati dell’indagine sulle aspettative, è emerso come i giovani salentini intervistati si dichiarano, in media, consapevoli di molteplici effetti negativi dell’alcol. Anzitutto sanno che il consumo di alcol, prolungato nel tempo, possa peggiorare abbastanza le loro condizioni di salute complessive e quindi anche le performance sportive. Similmente, si rendono conto che dopo aver bevuto alcolici si riducono anche le loro capacità di mantenere la concentrazione, eseguire esercitazioni di matematica e più in generale fare ragionamenti o studiare. Pensano inoltre che bevendo peggiorino anche altre caratteristiche personali quali il carattere e la creatività. Questione cruciale, gli studenti riconoscono, sebbene non ne siano tutti convinti, che l’alcol generi dipendenza e aumenti il rischio di fare incidenti automobilistici. Anche per tutte queste conseguenze i ragazzi sanno bene che i loro genitori disapprovano fortemente che loro bevano.

 

Nonostante tutto ciò, tuttavia, gli adolescenti nutrono contemporaneamente una serie di aspettative positive dall’uso dell’alcol. Generalmente si attendono benefìci in termini di benessere emotivo, per cui il bere è immaginato come un rimedio allo stress quotidiano, efficace nel rendere più spensierati e rilassati. Ma anche come un aiuto che può infondere più fiducia in sé stessi e più coraggio per fronteggiare situazioni difficili. Tuttavia, quello che più i giovani si aspettano dall’alcol è che li faccia stare bene in compagnia degli altri, rendendoli estroversi e simpatici e quindi rendendo più divertenti le serate con gli amici, dai quali, in effetti, sentono di poter ricevere una qualche accondiscendenza nel consumo di alcolici.

 

Ad una lettura più analitica dei dati dell’indagine, si rileva che in media alcune aspettative sugli effetti dell’alcol sono diverse sia tra ragazzi e ragazze, sia tra quattordicenni e diciassettenni. Rispetto alle differenze associate al sesso, le ragazze ritengono, ancor più di quanto lo pensino i ragazzi, che bevendo alcolici ci si possa sentire più sicuri di sé. D’altra parte, le ragazze percepiscono maggiormente il pericolo che gli alcolici possano creare dipendenza e aumentare gli incidenti stradali, mentre secondo i ragazzi questi rischi sono minori. Infine, le ragazze avvertono, più dei ragazzi, che verrebbero biasimate dai loro amici se qualche volta volessero bere un po’ di più. Complessivamente consegue così che le ragazze esprimono mediamente aspettative meno positive verso il consumo di alcolici rispetto ai ragazzi.

 

Quanto alle differenze associate all’età, ragazzi e ragazze più grandi in media credono che l’alcol produca effetti meno negativi di quanto pensino i più piccoli. Questa differenza si è riscontrata in quasi tutte le aspettative indagate, sicché i diciassettenni ritengono che i problemi che l’alcol potrebbe causare, ad esempio, al rendimento nello studio, al carattere o alla salute, siano minori di quanto temano i quattordicenni. Aspetto fondamentale, i più grandi avvertono meno dei più piccoli che bere possa indurre dipendenza o aumentare il rischio di incidenti e forse, anche per questo, si attendono una minore disapprovazione sociale rispetto alla loro assunzione di alcol rispetto a quanto prevedano i più piccoli.

 

Si è analizzato in seguito il rapporto tra le aspettative sugli effetti del bere e il concreto consumo di alcolici, al fine di comprendere in quale modo le opinioni che degli adolescenti influenzino i loro comportamenti. È emerso chiaramente che quanto in media sono minori le aspettative negative, tanto maggiore è mediamente la frequenza settimanale con la quale bevono, o la quantità massima di alcolici che assumono in una serata. Così, quelli che bevono di più – o ai quali è capitato più volte di ubriacarsi – sono proprio coloro i quali credono che bevendo il carattere non subisca cambiamenti e che le capacità di ragionamento o di inventiva si riducano molto poco. E ancora, valutano che altre conseguenze dell’alcol – quali il peggioramento della salute, o la dipendenza, o gli incidenti stradali – non siano rischi così alti come stimino gli adolescenti che bevono molto poco o si astengono del tutto dal bere. I giovani che bevono più dei loro coetanei, non solo hanno una percezione moderata degli effetti negativi dell’alcol, ma esprimono anche una speranza amplificata sui suoi effetti positivi. Sono, infatti, quelli che più si attendono che l’alcol infonda in loro spensieratezza e sicurezza, li renda disinvolti e spiritosi, permettendo loro di stare bene in compagnia e fare facilmente nuove conoscenze. Soprattutto immaginano che qualche bicchiere in più possa migliorare molto il divertimento in una serata trascorsa tra amici.

 

L’analisi ha permesso, dunque, non solo di confermare che le opinioni genericamente possano influenzare la condotta verso l’alcol, ma anche di chiarine specificamente alcune e stimare quanto incidano.

 

Conoscere la peculiare fisionomia delle aspettative sull’alcol espressa dalla comunità di adolescenti di uno specifico territorio socio-culturale diviene di cruciale importanza quando si voglia programmare interventi di prevenzione. Senza una conoscenza delle opinioni e motivazioni dei giovani sul bere, infatti, si corre il rischio di strutturare interventi educativi basati su congetture teoriche e si corre il rischio di non intercettare le dinamiche realmente vissute dai giovani e di perderne presa ed efficacia.

L’indagine è risultata assolutamente positiva, perché, attraverso i primi risultati sopra descritti, è possibile riflettere più criticamente su alcune ipotesi tradizionali del consumo di alcolici tra i giovani e fornire strumenti utili per progettare interventi di prevenzione che siano più aderenti e rispondenti a quello che i giovani concretamente esprimono piuttosto che a quello che sul loro conto gli educatori suppongono di sapere.

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