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La dipendenza del nuovo millennio

di Vincenzo Leone

(Articolo tratto da Notizie Emmanuel, Anno XXXVI, n.7-8, Luglio/Agosto, 2017)

 

Il gioco d’azzardo patologico è una dipendenza grave.

 

È impressionante come un comportamento che può essere piacevole e divertente possa sconvolgere totalmente la vita di tante persone e delle loro famiglie. Il gioco compulsivo, infatti, è responsabile non solo di disastri economico-finanziari, ma si ripercuote anche nella vita affettiva, relazionale e sociale: compromette lo stato di salute, la condizione psichica e quella lavorativa; determina disagio e sofferenza, non solo alla persona coinvolta, ma anche a tutta la sua famiglia.

 

Il numero di persone coinvolte nella dipendenza da gioco è enorme; si stimano almeno un milione di giocatori compulsivi, in Italia il 54% di persone gioca in varie forme e modalità – slot machine, videolottery, biglietti del gratta e vinci e altre lotterie, giochi online… – per un giro di affari cresciuto del 7% di punti percentuali con più di 3.000 euro al secondo, 260 milioni al giorno e un gettito complessivo che, alla fine di un anno, supera  i 95 miliardi di euro. In Puglia si calcola una spesa annua per il gioco che supera i 5 miliardi di euro, con una media pro capite di 1.500 euro.

 

Un fenomeno in grande espansione, dunque, un’allarmante espansione del “mercato dell’illusione” e “della disperazione”. Sono coinvolte fasce di età sempre più larghe – dall’adolescente al pensionato – e ogni classe sociale.

 

Cosa spinge le persone ad avvicinarsi al baratro del gioco d’azzardo patologico?

 

Potrebbe essere la speranza di vincere denaro, il divertimento, la sensazione di svago e di fuga dai problemi e dalle difficoltà, la noia, la solitudine, l’abitudine…

Queste e altre ancora possono essere le cause, a volte alcune insieme, più volte non si conosce una vera ragione e un motivo evidente e chiaro.

 

Le neuroscienze ci dicono che siamo di fronte a uno stato di dipendenza con basi neurobiologiche ben definite, le stesse delle forme di addiction da sostanze, nella ludopatia sono infatti coinvolte la corteccia prefrontale – responsabile del controllo dei comportamenti volontari – il nucleo accumbens, l’amigdala e il sistema degli oppioidi endongeni deputati alla regolazione dell’ansia, delle emozioni e del sistema della gratificazione.

 

Queste evidenze scientifiche hanno contribuito a far considerare il Gioco d’Azzardo Patologico – ludopatia, appunto – una vera e propria malattia, riconosciuta anche dal DSM5 (Diagnostic and Statistical of Mental Disorders) che si inquadra nei disturbi da dipendenze come le forme di addiction da sostanze.

 

In questo mio scritto, tuttavia, non voglio parlare di persone che hanno perso il controllo sul gioco; di chi, insonne per i debiti, già al mattino si affanna per racimolare i soldi da giocare nella speranza di recuperare le perdite; di chi a causa del gioco ha reso infelice la propria vita e quella dei propri cari,  voglio piuttosto proporre le testimonianza – nello specifico due – di chi sta vincendo la dipendenza da gioco e sta riacquistando, giorno dopo giorno, dignità e benessere.

 

Mi chiamo Gino, sono un giocatore compulsivo…

Per molti anni la mia vita è stata un continuo dire bugie e menzogne, il gioco mi ha tolto tutte le cose belle della vita. All’ età di 61 anni mi ritrovo ad averne passata metà a giocare. Negli ultimi anni le slot erano diventate il mio delirio, il mio quotidiano era impegnato nel gioco d’azzardo. Era diventato normale che ho passassi le mie ore libere davanti alle macchinette e ogni volta mi ripromettevo di non giocare più. Non si può tenere nascosto il delirio x sempre e un giorno tutto è venuto a galla e sono stato scoperto da mia moglie, bugie , scuse e ancora bugie eppure un tempo io non ero così, il gioco mi aveva però schiavo è cambiato la mia persona. Mi sentito controllato ogni momento della giornata non si poteva andare avanti così, il nostro rapporto si stava incrinando. Con molta riluttanza l’ho seguita in un centro Emmanuel dove c’era un gruppo Ludopatia. Non voglio e non posso dimenticare quell’anno 2016 dove fui accolto da tante persone x me sconosciute, ero un po’ a disagio, ricordo il responsabile del gruppo invitò gli altri membri a presentarsi nei miei confronti ad uno alla volta ascoltando le loro testimonianze e l’esperienza che avevano intrapreso frequentando il gruppo Ludopatia. Attraverso le loro testimonianze ho imparato a crescere , mi e’ stata tesa una mano senza pretendere nulla in cambio. Sono passati 15 mesi, 15 mesi lontano dal gioco festeggiando anche il mio primo anno di astinenza. Gino gruppo Ludopatia Lecce.

 

Il mio nome è Silvia e sono moglie di un giocatore compulsivo.

Raccontare la mia vita con un compagno giocatore non è facile. Riconosco di avere sempre saputo del “vizio” di mio marito, ma ho sempre pensato che fosse una cosa saltuaria anche perché sapevo della schedina da 2 euro ogni fine settimana, o di una giocata ogni tanto al lotto.

Negli ultimi tempi ho cominciato a sospettare qualcosa, anche perché, seppur lavorando in due e gestendo il menage familiare insieme, in casa c’erano sempre pochi soldi. La verità l’ho scoperta più di un anno fa quando mi sono accorta che mancavano grosse somme di denaro e qualche oggetto d’oro. In quel momento mi è crollato il mondo addosso. Mi sono tornati in mente vari episodi ai quali non avevo fatto caso, come, per esempio, tornare sempre più tardi dal lavoro; trovare qualsiasi scusa per uscire di casa e   ritornare dopo ore; non rispondere mai al telefono alla prima chiamata; trovare scuse sul mancato pagamento dello stipendio e tante, tante altre bugie.

La mia prima reazione è stata d’incredulità, mi dicevo: «possibile che non mi mai sono accorta di nulla, possibile che sono così stupida da aver creduto a tutto ciò che mi diceva?».

In seguito, informandomi, ho capito che il giocatore è un “bravissimo bugiardo” e che ha una particolare capacità di farti sentire stupida e di essere in grado di annullare le capacità sue e di chi gli sta vicino e, quando capisci che dividi la tua vita con un giocatore compulsivo, capisci anche che nella sua trappola ci sei finita pure tu: quello che io ho sentito è che ero in trappola, senza via d’uscita. Mi sono disperata, mi sentivo distrutta, mi ero “ammalata” anche io. Dico ammalata perché ho capito in seguito che la sua era una malattia e non un “vizio”.

Ho cercato di aiutare mio marito facendogli frequentare il “gruppo Ludopatia” presso la Comunità Emmanuel di Lecce e mio marito ha deciso di parteciparvi, dapprima con molto scetticismo, ma poi con molto entusiasmo.

Oggi, grazie al gruppo e alla sua volontà, mio marito non gioca più di circa 15 mesi e la nostra vita, piano piano, sta migliorando. Io ho ancora molta paura, ma spero che un giorno non troppo lontano il gioco diventi solo un brutto ricordo.

 

Sono Rosa e ho 63 anni.

Sono una donna molto attiva, però, negli ultimi anni, sulla mia strada ho incontrato un nemico: il GIOCO. Stava portando me e la mia famiglia alla rovina.

Il gioco ti fa perdere il senso della vita, perché ti fa vedere un mondo magico. È molto più forte delle altre dipendenze.

Poi ho incontrato persone con il mio stesso problema e ho visto la strada da seguire.

Ora faccio un buon cammino e sto molto meglio, però bisogna stare bene in guardia!

 

Sono Maria Angela, figlia di Rosa.

Il gioco, per un bel po’ di tempo ha portato via mia madre; ha annientato i suoi desideri, la sua volontà e il suo essere donna, mamma e nonna.

Il cammino di recupero che ha percorso in questi anni, per fortuna, me l’ha restituita, più splendida che mai.

Il gioco logora l’anima, si ciba della volontà di una persona e distrugge l’essere.

Sostegno indispensabile e, senza il quale, non avremmo superato la situazione è il gruppo di auto-aiuto.

Il confronto sulle situazioni, le incertezze, le paure, i vuoti e le insicurezze, miste alla consapevolezza e all’ammissione del problema fanno sì che un cammino di recupero abbia inizio.

Un cammino solo in risalita, ormai consapevole dei limiti e delle debolezze intrinseche, ma anche di quella forza e di quella volontà che portano alla guarigione: finalmente alla libertà!

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