Da oltre 35 anni diamo una risposta alle dipendenze creando un'alleanza terapeutica con gli Enti invianti, le famiglie e i soggetti coinvolti.

Uso di sostanze: la prevenzione arma vincente

di Vincenzo Leone

(Articolo tratto da Notizie Emmanuel, Anno XXXVIII, n.3-4, Marzo/Aprile, 2019)

Aumenta il numero di minori con problemi legati all’uso di droghe, la cannabis si conferma la sostanza psicoattiva illegale più diffusa. Vengono coinvolte fasce di età sempre più giovani, si abbassa l’età di inizio e crescono i numeri di ricovero in ospedale per l’uso di sostanze psicotrope (6,06%, fonte ISTAT e Ministero della Salute), aumenta la quota di persone con disturbi psichiatrici concomitanti al consumo di droghe, ma anche di patologie organiche correlate. Preoccupa il legame tra l’assunzione di sostanze psicotrope e condotte violente – aggressioni, risse, violenze fisiche e sessuali, furti – e il legame con l’aumento di incidenti stradali.

 

Cosa sta accadendo?

Quali riflessioni fare per cercare di comprendere il ricorso all’uso di sostanze?

E, soprattutto, che fare?

 

Non è facile rispondere a queste domande, la dipendenza è un fenomeno complesso, a determinarlo, e mantenerlo, contribuiscono fattori diversi e multiproblematici; senz’altro entrano in gioco, in varia misura, fattori psicologici, neurobiologici e socioculturali.

 

Alla base esiste un incontro tra un’offerta e una domanda: l’offerta è data dalla presenza di sostanze diffuse, largamente disponibili e facili da ottenere; la domanda è determinata da fruitori con una sempre più bassa percezione del rischio e scarsa consapevolezza e conoscenza dei danni alla salute, anche perché le informazioni, spesso, arrivano dalla “Rete”, o da racconti di amici che ne fanno uso. Esiste poi una componente ambientale e socioculturale.

 

In questi ultimi anni, purtroppo, l’attenzione verso l’uso si sostanze si è abbassata, si percepisce una sorta di rassegnazione e, probabilmente, si è scelta una maggiore tolleranza e accettazione del problema. Tale atteggiamento socio-culturale, inoltre, dalla parte dei consumatori favorisce una maggiore tendenza al consumo perché percepito come non problematico; dalla parte del mercato delle sostanze – un marketing sofisticato e agguerrito – incrementa la specializzazione e differenziazione dell’offerta che è, ormai, mirata prevalentemente alle fasce adolescenziali anche attraverso la preparazione e vendita di “baby dosi” a costi bassi e accessibili, proprio nell’ottica di attirare e fidelizzare un numero sempre maggiore di giovani.

Di fronte a questo stato delle cose, occorre reagire, e affrontare le situazioni perché le dipendenze patologiche si possono prevenire e curare, ora più che mai.

 

Anni di esperienza e le recenti conoscenze scientifiche ci permettono di essere fiduciosi in risultati positivi: la prevenzione è possibile! Tuttavia, perché la prevenzione abbia buoni esiti, la volontà di fare qualcosa non basta, è necessario, anzi, è condizione imprescindibile, che le attività e gli interventi siano supportati da evidenze scientifiche; lavoro sul campo; competenze e tanta passione per un servizio delicato, complesso, in continuo cambiamento. Sviluppare programmi di prevenzione significa, infatti, seguire procedure consolidate; costruire percorsi appropriati al contesto e specifici per target; avere riferimenti scientifici e modelli basati sull’evidenza dei risultati e contemplare il rischio di sforzi che non solo potrebbero non produrre benefici, ma che, addirittura, potrebbero rivelarsi controproducenti.

Partendo da questi presupposti, nel 1993 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) con il documento “life skills education in schools” confermava con evidenza di efficacia l’utilità di procedere nella prevenzione con progetti rivolti allo sviluppo delle competenze personali dell’individuo e favorendo la comunicazione affettiva e interpersonale. Più che sulle sostanze e i loro effetti, nei programmi di prevenzione, infatti, occorre privilegiare forme di educazione alla salute e promozione del benessere globale della persona; occorre coinvolgere il giovane, la famiglia, i contesti di vita e di relazione agendo sui potenziali fattori di rischio; occorre promuovere, stimolare e incrementare stili di vita salutari: stiamo parlando di una vera e propria sfida educativa e culturale a fronte di resistenze individuali e sociali.

 

La Comunità Emmanuel, fin dal 1980 offre accoglienza e percorsi pedagogici e terapeutico-riabilitativi a persone con varie forme di dipendenza e, sempre fin dal 1980, ha sperimentato varie strategie e modelli di intervento, anche a carattere preventivo.

 

Al tempo dell’emergenza dell’infezione da HIV e AID, correlata all’uso di sostanze, ha posto molta attenzione a un’informazione caratterizzata da quattro “C”: Chiara, Corretta, Credibile, Coinvolgente.

Più tardi, e sempre sulla base dell’esperienza che andava maturando nel servizio di accoglienza, si è orientata a una prevenzione incentrata sulla formazione con modalità di partecipazione proattiva e con il coinvolgimento delle scuole – studenti e insegnanti – in attività laboratoriali, role playing e utilizzazione di strumenti e modalità orientati al contesto e al target.

Dalla prima metà degli anni 90, infine, ha sperimentato interventi di prevenzione, basati sulle life skills e proposti alle scuole di ogni ordine e grado, per “attrezzare la singola persona” su quelle conoscenze, abilità e competenze atte a permettergli di affrontare e risolvere i problemi che la vita quotidiana riserva e difendersi dal rischio di uso di sostanze e altre forme di dipendenze. Si tratta di un lavoro sinergico che, coinvolgendo la scuola, la famiglia e il gruppo classe, prevede approcci educativi e strategie specifiche rivolte ai pari. Un lavoro difficile, ma entusiasmante!

 

Il passato ci ha insegnato a comprendere e riconoscere il problema dipendenza come fenomeno complesso, multifattoriale, multidisciplinare e in continuo mutamento. Il presente – complesso e in continua trasformazione anche relativamente alle forme di dipendenza – sempre di più spinge a pensare a un’attività di prevenzione che, per essere possibile e vincente, deve avere le caratteristiche di un processo dinamico, sempre ancorato a evidenze scientifiche e sempre più orientato a un lavoro di rete che coinvolge istituzioni, scuola e famiglia.

Mappa