Da oltre 35 anni diamo una risposta alle dipendenze creando un'alleanza terapeutica con gli Enti invianti, le famiglie e i soggetti coinvolti.

L’Arcivescovo di Lecce nei centri terapeutici della Comunità Emmanuel

di don Adolfo Putignano

L’Arcivescovo di Lecce in Comunità

 (Articolo tratto da Notizie Emmanuel, Anno XXXVIII, n.5-6, Maggio/Giugno, 2019)

A uno a uno si presentano, raccontano un po’ di sé. Con garbo, convinti, soddisfatti di un cammino intrapreso. Quasi rileggendo sinteticamente la loro esperienza come un tratto di storia personale ormai destinato al passato. E, pur ben consapevoli che qualcuno di loro già non è riuscito a continuarlo in modo definitivo, preparano un futuro di rinnovata umanità, da costruire con fiducia e speranza.

 

Martedì sera, gli ospiti della Comunità Emmanuel, fondata dal noto gesuita padre Mario Marafioti, sita sulla via che da Lecce conduce a Novoli, hanno vissuto un intenso e gioioso momento d’incontro e dialogo con l’Arcivescovo, Mons. Michele Seccia, e i sacerdoti della vicaria leccese: «Quando si entra in Comunità si entra da perdenti, con il disagio che uno si porta dentro… La dipendenza mi aveva portato alla perdita del potere sulla mia vita. Se adesso, ormai superato ogni problema di alcolismo, una volta al mese torno qui ad aiutare gli altri, è perché il percorso compiuto mi ha permesso di ritrovare la gioia e mantenere saldo l’entusiasmo», spiega uno degli intervenuti.

 

Provenienti da tutta la Puglia, qualcuno pure da fuori regione, giovanissimi e anche in età avanzata, molti già papà, qualcuno addirittura nonno, gli ospiti sono chiaramente consapevoli di compiere una scelta positiva e impegnativa. Con un bagaglio a volte molto pesante: «Ho alle spalle oltre un decennio di uso di eroina, cocaina e dosi chimiche…»; «Ho fatto uso per vent’anni di cocaina…»; «Ho avuto problemi di gioco d’azzardo…»; «Sono da sei anni alcolista dipendente…»; «È il secondo percorso che sto compiendo, dopo quindici anni di uso delle sostanze…»; «Sono un detenuto e da oltre un anno sono in Comunità…». Questo è quello che dichiarano presentandosi, con la chiara consapevolezza di aver avuto situazioni amare e di impegnarsi con molta convinzione a superare un passato negativo e triste. Colpisce molto la loro serenità, evidenziata pure dalla compostezza del loro modo di presentarsi, salutare e raccontarsi. E soprattutto dal «Grazie a voi sto riuscendo a curarmi», espresso con delicato riserbo a padre Mario e ai responsabili.

 

L’arcivescovo ha vissuto con partecipazione ed emozione l’incontro: «Questo momento è la più bella conclusione della mia intensa giornata. Pur avendo presieduto liturgie eucaristiche e processioni, partecipato a feste popolari, ascoltato e fatto interventi, ora incontro la vita spesa sui marciapiedi, nella droga, nelle carceri, nell’esperienza della fragilità e, soprattutto, nella gioia dell’azione salvifica di Dio. Vi dico grazie, soprattutto per la semplicità e la schiettezza con la quale avete parlato. Già una volta sono venuto per celebrare, ci vedremo nuovamente, perché ascoltarvi fa bene anche al Vescovo, che non può incontrare solo i fedeli più praticanti e vicini. L’incontro con voi mi dà una carica che voi non immaginate, arricchendo di senso il ministero di ogni pastore di anime. Porto i vostri volti, nomi, sofferenze e speranze nella mia preghiera e confermo la mia disponibilità per tutto quello che è possibile.

 

Da sottolineare, infine, che la serata ha evidenziato soprattutto che nella Comunità, si sperimenta la voglia di vivere, fondata sulla gioia dell’accoglienza, non limitata, al momento dell’ingresso, ma vissuta come continuo atteggiamento di ascolto, partecipazione e, soprattutto, di attenzione alla persona non tanto per quello che è, ma soprattutto per quello che può e deve diventare.

Nel corso della serata, speciale gratitudine è stata pubblicamente espressa da padre Mario, dall’Arcivescovo e dagli ospiti al dott. Vincenzo Leone, un medico di Surbo, specialista in infettivologia, da moltissimi anni responsabile del Centro e di tutti i Centri terapeutici della Comunità in Italia e in Albania. Egli ha sottolineato che, dopo tanti anni, la sua grande gioia consiste particolarmente nell’accompagnare tanti giovani in difficoltà, stando insieme con loro, scoprendo talenti nascosti o distrutti da sostanze tossiche e vite perdute, aiutando tutti a svelare la bellezza dell’animo umano e, tante volte, al termine del percorso formativo, a ritrovare la gioia dei loro rapporti familiari con nuovi apporti positivi di esperienza di vita piena e ricca di significato.

Mappa