Da oltre 35 anni diamo una risposta alle dipendenze creando un'alleanza terapeutica con gli Enti invianti, le famiglie e i soggetti coinvolti.

Campo scuola in Sila 2015

Centro di Lenzano di Cagno

Come ogni anno i ragazzi dei centri terapeutici della Comunità Emmanuel partecipano al consueto campo scuola in Sila presso il Centro di “Lenzano di Cagno”.

Il tema affrontato nel Campo scuola del 2015 sono stati i 10 Comandamenti. I ragazzi hanno avuto l’opportunità di cogliere alcune sfumature relative a una più corretta lettura dei Comandamenti dei quali spesso si ha una conoscenza solo parziale e superficiale.

La testimonianza di Francesco, un ragazzo del centro “Tenda d’Abramo”:

Dicono che è stato il campo scuola più piovoso di sempre, ma io non me ne sono accorto. È stato indimenticabile. Sono partito da Lecce con un po’ di ansia, come sempre quando devo affrontare nuove avventure, ma già dopo poco mi sono acclimatato e sintonizzato sulla frequenza della bellissima esperienza che stavo per fare. Il viaggio di andata non è stato molto pesante, in un autobus abbastanza nuovo e con l’aria condizionata è stato piacevole viaggiare fino in Calabria. Arrivati a Martina Franca abbiamo conosciuto i ragazzi del Centro Emmanuel di Triggiano (BA) che è il centro che ha condiviso con noi questi 5 giorni di campo scuola, abbiamo caricato i loro bagagli e siamo ripartiti; una sosta, panino, caffè, sigaretta e in meno di 6 ore siamo arrivati alla casa di montagna che ospita il il campo.

La prima cosa che mi ha colpito è stata il panorama mozzafiato, eravamo circondati da una distesa di vette coperte da boschi ora di pino ora di querce e faggi, l’aria era fresca e pulita e di tanto in tanto si vedeva un ruscello d’acqua ghiacciata che ruzzolava veloce a valle; il luogo era senza rumori se non quelli della natura e trasmetteva una tranquillità che dava subito una pace interiore.

Ci siamo sistemati nelle stanze e poi ci siamo rifocillati mangiando una pasta al forno  che avevamo preparato la sera prima. Il programma del pomeriggio prevedeva un’ora di sport, abbiamo giocato una partitella a calcetto nel campo che si trovava a 500 metri dalla casa; le squadre erano Tenda contro Triggiano e non avendo avuto ancora il tempo di socializzare molto, l’antica rivalità calcistica Lecce – Bari ha fatto si che la partita venisse interrotta per eccesso di agonismo fra le squadre. È stato l’unico “incidente” con i ragazzi di Triggiano con i quali nei giorni seguenti c’è stata una grande intesa e con i quali sarebbero potute nascere grandi amicizie se il campo scuola purtroppo non durasse solo 5 giorni.

La mattina dopo la colazione si facevano 2 ore di lavori per sistemare la casa e cucinare  dopo si procedeva con le attività pedagogiche, il tema principale  del campo scuola che Padre Mario ha scelto per noi quest’anno è stato “I Dieci Comandamenti” e nei giorni in cui non erano previste uscite all’esterno abbiamo proiettato nella sala TV alcuni DVD; in ognuno di questi c’erano dei filmati che consistevano in spezzoni di: film, interviste, reportage giornalistici che rimandavano sempre ad uno o più comandamenti.

Questi filmati mi hanno fatto riflettere molto. Quello che mi ha colpito di più è stato un reportage che mostra la situazione dei malati psichiatrici rinchiusi negli O.P.G. per i quali non essendoci strutture adatte ad ospitarli altrove vivono in uno stato fuorilegge di “ergastolo bianco”. Sono rinchiusi anche per decenni e spesso ne escono solo da morti a fronte di pene magari anche solo di pochi anni comminata per il reato connesso a fronte del sistema della proroga della misura cautelare, disposta da giudici che non sanno dove altro mandare questi poveretti.

Un altro filmato molto intenso è stato quello che ci parlava di come negli anni ’90 alcune case farmaceutiche statunitensi per loro profitto accettavano anzi andavano a cercare donatori di sangue a pagamento in ambienti ad alto rischio infezioni quali carceri e quartieri disagiati e vendevano poi questo sangue infetto da HCV e HIV al nostro S.S.N. infettando migliaia di pazienti bisognosi di trasfusioni, e quindi persone già gravemente malate. Emblematico il caso di un bambino di 3 anni infettato da queste due terribili malattie.

Dei 5 giorni di campo 3 giorni era prevista un’uscita che consisteva in una passeggiata verso uno dei laghi grandi o piccoli che ci sono nella zona della Sila. Il primo percorso era lungo 14 km, il secondo 17 km e per il terzo si andava in pulmino. Siamo partiti sempre verso le 10:30 e tutti insieme con calma e passo lento abbiamo camminato sulla strada che si svolgeva in curve, salite e discese immersi nel paesaggio bellissimo incontrando di tanto in tanto qualche mandria di mucche o di capre che pascolava; chi dopo qualche km non ce la faceva più a camminare poteva fermarsi e aspettare il furgoncino che partiva dal campo verso mezzogiorno per portare a destinazione il pranzo che avremmo consumato sulle rive del lago, dico avremmo perché verso l’ora di pranzo puntualmente cominciava a piovere.

La prima volta siamo stati presi di sorpresa da un acquazzone che fra l’altro ha rischiato di bloccare il furgoncino nel pantano della stradina della pineta e una volta riusciti ad andare sulla strada asfaltata l’intensità della pioggia non ci ha comunque permesso di tornare al nostro campo e siamo per fortuna ospitati nel vicino campo di Padre Felice e abbiamo potuto mangiare nel refettorio. Ringrazio Padre Felice sia per l’ospitalità e anche perché è venuto la domenica successiva a celebrare la Messa da noi.

La seconda volta siamo ritornati in fretta e furia prima che cominciasse la pioggia ma comunque come la prima uscita siamo riusciti ad arrivare al lago e qualcuno è riuscito anche a farsi il bagno nel lago.

Queste sono state le gite, un po’ rovinate dal maltempo ma ugualmente ben riuscite perché oltre al piacere di vedere posti bellissimi sono servite a legare maggiormente noi ragazzi, sia fra persone dello stesso centro che fra persone di centri diversi, in quanto durante la camminata si formavano improbabili gruppetti e chiacchierando del più e del meno abbiamo condiviso la gioia di essere insieme in quei meravigliosi posti, le nostre vite, le nostre aspirazioni, paure emozioni e via dicendo.

Una delle cose più belle che abbiamo fatto sono stati i grandi falò ogni sera dopo cena in cui si cantava, si raccontavano barzellette, si suonavano strumenti a percussione un po’ a casaccio e si finiva la serata in bellezza perché sulla base dei filmati visti la mattina allestivamo delle drammatizzazioni in cui ogni giorno a gruppi diversi abbiamo recitato tutti.

È stato molto divertente sia durante le prove durante le quali ci si sbellicava dalle risate e sia poi interpretare davanti a tutti il proprio ruolo e vedere l’interpretazione degli altri. Io ho recitato la prima sera interpretando Mosè che riceve da Dio le Tavole della Legge sul monte Sinai. Siamo stati tutti bravissimi. La scena finiva con la lettura di un Salmo e con un’intervista che il nostro educatore faceva a chi aveva appena recitato sull’andamento dell’esperienza in Sila e alla fine ognuno di noi poteva intervenire a dare una “carezza” ad un compagno, che consite nel mandare un messaggio a uno dei compagni che era al centro dell’attenzione quel giorno congratulandosi con lui per il lavoro svolto durante il percorso suo in comunità oppure semplicente per dire un “ti voglio bene” ad un compagno di cammino terapeutico.

Secondo me la parte del falò e della drammatizzazione e delle carezze è stato il momento di più alta condivisione durante questa esperienza.

Il penultimo giorno è stata la giornata dedicata al “deserto”. Avremmo dovuto fare l’ultima uscita con il furgone al lago però il maltempo non ce lo ha permesso. Il deserto consiste nel digunare pane e acqua da dopo la colazione fino a cena in questo stato di digiuno e di rinuncia stare in solitudine a riflettere sulla propria esistenza. In questo stato di introspezione personale ognuno di noi doveva scrivere 4 lettere, una al proprio gruppo pedagocico comunitario, una alla propria famiglia, una a se stessi e una a Dio. A mezzogiorno abbiamo mangiato pane e acqua e dopo chi doveva ancora finire le sue lettere le ha finite e dopo ognuno con il proprio gruppo ha condiviso le proprie lettere leggendole, magari come me con un po’ di commozione.

La sera si è fatto il cenone con una spesa che abbiamo fatto tutti insieme così abbiamo recuperato le calorie perse con la rinuncia al pranzo. Nostro “ospite” è stato Padre Mario che arrivato il pomeriggio dopo la lettura delle lettere ha celebrato la Messa durante la quale ci ha fatto qualche domanda.

È ovvio dire che il giorno dopo è stato quello più brutto perché siamo dovuti ripartire per tornare nei nostri centri, il Sole ci ha sbeffeggiato facendosi vedere proprio il giorno del ritorno a casa e dopo un discorso di commiato che Padre Mario ci ha fatto prima della colazione, abbiamo cominciati i preparativi del ritorno. Verso l’1 le ragazze del Centro di Arnesano ci hanno dato il cambio.

Di questa esperienza mi porto dentro un ricordo bellissimo. Il motto della Comunità Emmanuel è “Accogliere e Condividere”; bene, ho accolto persone che non conoscevo, come loro hanno fatto con me, ho accolto i loro pregi, i loro difetti, ho accolto il divertimento ma anche la sofferenza raccontando momenti difficili della mia vita, ho accolto le “carezze” che ho ricevuto dai miei compagni, la pioggia, la montagna che mi è entrata un po’dentro e adesso condivido tutto questo con voi che avete letto le miei cronache e impressione dal composcuola “Sila 2015” della Comunità Emmanuel.

Francesco,  Esserterapia 2015

 

E ancora alcune riflessioni scritte dai ragazzi del centro Villa Maria di Martina Franca:

  • Durante la visione dei filmati proposti sono rimasto particolarmente colpito dalle testimonianze concrete di quelle persone che dedicano o hanno deciso di dedicare la loro vita al servizio del prossimo”; S.

 

  • “Ho avuto modo di rivedere la mia idea del concetto di “Libertà”, poiché prima credevo che non potevano convivere regole e libertà e invece ora credo che non può esistere libertà senza norme che ne garantiscano l’esistenza”; A. e M.G.

 

  • “L’ambientazione che mi ha offerto la Sila è stato uno scenario naturale che ha facilitato la mia capacità di espressione e di condivisione emotiva dei miei vissuti; particolarmente significativa per me è stata la serata della Baita dove grazie ai compagni sono riuscito a esternare sentimenti che non avrei mai pensato di poter condividere”; G.

 

  • “Le lunghe passeggiate tra i boschi mi hanno fatto sentire libero e sereno, inoltre mi è piaciuto raccogliere i funghi che poi abbiamo mangiato con i compagni e mi ha gratificato il fatto di fare qualcosa di utile e apprezzato dal gruppo”; A.

 

  • “Il continuo contatto con la natura mi ha fatto sentire parte di un qualcosa di immenso e mi ha spinto ad instaurare con la natura stessa un profondo rapporto di intimo rispetto”; S.

 

  • “Anche se per me è stato il secondo Campo Scuola, quest’anno sono riuscito a fare chiarezza su quello che voglio nel proseguo del mio cammino consapevole che ancora tanto devo fare e dare a chi ha bisogno di aiuto e del mio sostegno”; A.

I ragazzi del centro di Villa Maria

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