Da oltre 35 anni diamo una risposta alle dipendenze creando un'alleanza terapeutica con gli Enti invianti, le famiglie e i soggetti coinvolti.

New addiction

di Raffaella Zizzari

New addiction

 (Articolo tratto da Notizie Emmanuel, Anno XXXVIII, n.7-8, Luglio/Agosto, 2019)

 

Intervista al dott. Vincenzo Leone, medico, psicoterapeuta, coordinatore del settore Dipendenze.

 

 “Gratta e Vinci”, scommesse sportive, slot machines, Lotto, sono questi i giochi tra i più insidiosi che “attraggono” centinaia di uomini e donne…

Un’epidemia insidiosa, che penetra e si diffonde nella società, minando alle fondamenta la già fragile e precaria situazione economica delle famiglie.

Il Gioco d’Azzardo – che spessissimo finisce per diventare patologico – è una new addiction – dagli esperti classificata tra le dipendenze comportamentali – che distrugge la serenità della vita relazionale delle famiglie.

Si insinua nel silenzio, nell’apparente illusione della grande vincita che cambierà la vita, ma porta inesorabilmente in sé l’inganno che, puntualmente, già alla fine delle giornate, presenta il conto della “ennesima perdita”.

 

Dott. Leone, quando un giocatore d’azzardo arriva a comprendere che è caduto nella rete di una vera e propria dipendenza patologica?

Da alcuni anni facciamo esperienza di questa forma di dipendenza e il servizio che noi offriamo ci ha fatto comprendere che le persone che arrivano in cura da noi non sempre hanno la piena consapevolezza del loro problema con il gioco, la maggior parte dei giocatori che accettano di intraprendere un programma di trattamento, infatti, o lo fanno per disperazione, o a seguito di un ultimatum da parte della famiglia, o, in alcuni casi, perché riconoscono che continuano a giocare quantità crescenti di denaro e a rincorrere le perdite nella speranza di “rifarsi”. In ogni caso, tutti, quando cercano di smettere, o di ridurre le giocate, accusano malessere, ansia, agitazione, aggressività… da un punto di vista medico manifestano vere e proprie sindromi da astinenza da gioco che, tuttavia, giustificano, non ammettendo di essere ormai “soggiogati”.

 

Mi sembra di capire che alla “sindrome da astinenza” – come lei la definisce – si arrivi gradualmente.

Sì, si tratta di un processo: all’inizio può accadere che la persona abbia qualche vincita, poi però si “convince” che quella prima vincita darà spazio a vincite consistenti e insisterà a giocare, ma avrà, inevitabilmente, sempre più perdite. Per alcune persone a rischio, la normalità iniziale di un comportamento, solo “apparentemente innocuo”, diventa un’abitudine, una “piacevole abitudine” della quale, però, non si riesce più a fare a meno e che conduce, giorno dopo giorno, alla distruzione della propria vita e della vita delle persone care. Quando “l’illusione del gioco” rivela l’inganno, quando cioè la persona inizia a esserne consapevole, spesso – per non dire sempre – purtroppo, è troppo tardi, si ritrova intrappolata nei meccanismi cognitivi, psicologici, neurobiologici dell’addiction, e la realtà della dipendenza manifesta, inesorabilmente, tutta la sua drammaticità.

 

Quindi possiamo parlare, senza tema di smentita, di una vera e propria patologia?

Sì, è così, il gioco d’azzardo si trasforma, in questi casi, in una vera e propria malattia, una dipendenza senza sostanze, un’addiction comportamentale, classificata nel DSM-5 – il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – come «disturbo da gioco d’azzardo» e riportato nello stesso capitolo delle altre forme di dipendenza. Giocare, scommettere denaro nella speranza di una vincita è qualcosa di divertente e gratificante, ma, per alcune persone, può arrivare a trasformarsi in una vera e propria malattia da dipendenza e, come le altre forme di dipendenza, può causare gli stessi problemi, e le stesse sofferenze familiari e personali. Inizialmente la persona controlla, gestisce il comportamento, è un semplice giocatore sociale, ma poi, a causa di determinate condizioni psicologiche, neurobiologiche, e genetiche, unite alla facilità di accesso al gioco, diventa sempre più ossessionato da quel comportamento e finisce per perdere il controllo: quel divertimento apparentemente innocuo è divenuto una malattia!

 

In che modo arrivano le richieste di aiuto in Comunità? E quale tipologia di utenti si rivolge a voi?

Spesso sono i figli che prendono appuntamento per i genitori; a volte sono le mogli ad accompagnare i mariti; molti sono anche i genitori che vengono a colloquio perché non riescono a convincere i figli a farsi aiutare e vogliono cercare di capire come comportarsi e cosa fare. Generalmente si rivolgono a noi persone adulte, poche donne, più uomini – giocatori da molti anni – di 40-50 anni circa e di varia estrazione sociale. La maggior parte si rivolgono ai nostri servizi senza passare dal SerD – in Puglia il servizio pubblico raramente invia in Comunità “giocatori patologici” e, quando lo fa, si tratta di persone che oltre al gioco d’azzardo hanno altre forme di dipendenza – questo è un’ulteriore dramma, se, infatti, i giocatori potessero accedere alle cure per essere aiutati a uscire dalla dipendenza, il disagio e la sofferenza si ridurrebbero. Si rivolgono a noi anche giocatori patologici che chiedono di usufruire di un periodo in Comunità per provare a staccarsi dal loro ambiente, ma i SerD, nonostante il gioco d’azzardo sia riconosciuto come malattia nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), hanno difficoltà a proporre l’ingresso in Comunità per questa forma di dipendenza e queste persone, che pure avrebbero diritto a essere curate, non ne hanno possibilità. Una contraddizione perché le dipendenze determinano una condizione di grande disagio e sofferenza che aggravano ulteriormente le già precarie condizioni economiche e sociali in cui vivono sia la persona, sia la famiglia.

 

Quali attività di aiuto proponete?

Le attività che proponiamo sono di due tipi: una di gruppo e una residenziale. I gruppi prevedono un gruppo di auto-mutuo-aiuto per giocatori e per famiglie e un gruppo a valenza psicoterapeutica. I gruppi si svolgono due volte a settimana con una durata di due ore circa. Il trattamento di tipo residenziale prevede invece un programma terapeutico strutturato e personalizzato. Conduciamo inoltre attività rivolte alla prevenzione con incontri nelle scuole e sul territorio.

 

Può dirci qualcosa di più rispetto all’attività di gruppo?

L’incontro di auto-mutuo-aiuto è condotto da un operatore e si svolge secondo le dinamiche tipiche di un gruppo di auto-mutuo-aiuto; il gruppo a valenza terapeutica è condotto da uno psicoterapeuta. Entrambi gli incontri si compongono di un momento informale, in cui, prima dell’inizio della terapia di gruppo, i partecipanti si riuniscono e il terapeuta/operatore svolge la funzione di osservatore esterno delle modalità di interazione e analisi dei contenuti informali. Segue poi il gruppo di terapia, qui l’incontro si apre con un giro di saluto comunicazione e condivisione libera su pensieri e emozioni da parte di ciascun partecipante che è invitato all’ascolto dell’altro senza esprimere giudizi e, se utile, ad alcuni feedback. A questo punto dell’incontro il terapeuta introduce l’argomento/tema – diverso ogni volta – e ciascuno è chiamato a riflettere e comunicare la propria esperienza sul tema. Sono previsti anche ausili audio-visivi, bibliografie e filmografie sul tema del gioco d’azzardo patologico con conseguente scambio di riflessioni e dibattito. Gli incontri con le famiglie si svolgono due volte al mese.

 

E rispetto al trattamento residenziale?

Il trattamento residenziale prevede l’inserimento in struttura autorizzata al trattamento con lo svolgimento di un programma terapeutico strutturato che consiste in interventi personalizzati sia individuali, sia di gruppo, e la partecipazione agli interventi psico-pedagogici per il trattamento del gioco d’azzardo patologico propri della Comunità Emmanuel. La prima fase prevede un colloquio motivazionale attraverso il quale si cerca di capire quale sia la volontà di intraprendere un trattamento di cura, che deve significare motivazione al cambiamento. La persona dipendente purtroppo non ha consapevolezza del proprio stato di compromissione, è necessario, pertanto, accompagnare e stimolare l’interesse del gambler verso il riconoscimento del proprio disagio come conseguenza della dipendenza cui è soggetto. In questo modo, chiariti i termini del piano di trattamento con tempi e modalità, si definisce l’adesione puntuale e libera al programma. È in questa fase che si valuta la tipologia migliore di trattamento, che può essere di tipo ambulatoriale e/o residenziale. La seconda fase è quella del trattamento vero e proprio; è la fase operativa durante la quale il gambler e tutto il “sistema familiare” sono chiamati a intraprendere un percorso terapeutico finalizzato alla gestione della dipendenza. Inizia a questo punto un iter psico-pedagogico per affrontare il concetto di gioco d’azzardo come vera e propria dipendenza, per sviluppare tecniche cognitive, comportamentali ed emotive atte a intraprendere un nuovo stile di vita e per riconoscere i processi mentali, comportamentali ed emotivi che possono predisporre alla ricaduta, con il fine ultimo della sobrietà dall’attività del gioco e da eventuali altre dipendenze correlate e il ritorno a una condizione di vita “normale”, ovvero sana. La fase residenziale rappresenta un valido aiuto per il mantenimento della sobrietà e per la prevenzione delle ricadute. Gli strumenti e le attività utilizzati nel trattamento residenziale sono: assessment medico, psicologico, socio-familiare, lavorativo e finanziario; assistenza farmacologica; gestione di dipendenze correlate; ergoterapia individuale e di gruppo; psico-educazione individuale e di gruppo; psicoterapia individuale; Laboratori emotivi/esperienziali di gruppo e colloqui individuali, di coppia e/o familiari.

 

Esiste una valutazione previa della richiesta di aiuto?

Sì, sia per i gruppi, sia per il trattamento residenziale, la valutazione della richiesta di aiuto rappresenta il primo approccio con il disagio che questa dipendenza comporta. In molti casi – come dicevo all’inizio di questa nostra conversazione – la prima richiesta di aiuto arriva da uno dei familiari mentre il giocatore – gambler – subentra solo in un secondo momento. Altro momento importante della fase della valutazione è il colloquio di conoscenza, questo è un momento cruciale e per avere un quadro quanto più possibile chiaro si operano: l’analisi del caso sotto il profilo clinico; la valutazione legale, giuridica e finanziaria e l’inquadramento della situazione socio-lavorativa. Per il trattamento residenziale, come dicevo prima, il colloquio prende la forma di colloquio motivazionale.

 

Per concludere: qualche dato sul denaro che circola intorno al gioco d’azzardo; sui luoghi in cui si consuma questa dipendenza e sulla tipologia delle persone più a rischio.

Per quello che riguarda il denaro che gira intorno alla dipendenza da gioco i dati sono drammatici: secondo il Rapporto di Ricerca sulla diffusione del gioco d’azzardo fra gli italiani – “Consumi d’azzardo 2017 – effettuato da ISPAD, ESPAD Italia 2017 e dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche, la spesa per il gioco d’azzardo è aumentata in Italia di quasi 15 punti percentuale rispetto alla precedente rilevazione. Per I luoghi dove si gioca più frequentemente sono gli esercizi come Bar/Tabacchi. Per quanto riguarda la tipologia posso dire che un terzo dei giocatori ritiene che sia possibile diventare ricco giocando se si hanno buone abilità e, infine, che questa convinzione è ancora più diffusa fra i giocatori con profilo problematico rappresentati in prevalenza da persone in cerca di prima occupazione e da studenti.

 


La Comunità Emmanuel fa parte del CONAGGA – Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d’Azzardo – e che nel 2012 è diventata sede provinciale dello stesso.

 

Il CONAGGA si è riunito per la prima volta nel giugno del 2000, è costituito da Enti diffusi su tutto il territorio nazionale che da anni si occupano di interventi sulla dipendenza da gioco d’azzardo attraverso attività di cura-prevenzione-informazione-trattamento.

 

Scopi statutari:

  • la promozione della costituzione di gruppi per giocatori d’azzardo nelle varie realtà territoriali;
  • la produzione di materiale divulgativo e informativo;
  • lo scambio di informazioni ed esperienze su differenti metodologie di intervento;
  • la promozione e il supporto di iniziative comuni sul tema;
  • la promozione di corsi di formazione e aggiornamento;
  • lo stimolo di forme di raccordo e sinergia tra operatori impegnati nel settore pubblico, privato sociale e libero professionale;
  • la collaborazione tra enti pubblici e privati finalizzati al trattamento, alla prevenzione e alla promozione del benessere delle persone, e in particolare dei soggetti a rischio.

per info: http://www.conagga.it/

 

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