Da oltre 35 anni diamo una risposta alle dipendenze creando un'alleanza terapeutica con gli Enti invianti, le famiglie e i soggetti coinvolti.

“Tenda d’Abramo” – Lecce

Centro “Tenda di Abramo” S.da P.le Lecce-Novoli 22, Lecce Tel. 0832/352244
Fax 0832.352562

La “Tenda di Abramo” nasce negli anni novanta come “Centro di Prima Accoglienza” e funge da sede di smistamento: gli utenti, dopo essere entrati in contatto con gli operatori dei Centri d’Ascolto e dopo aver effettuato la disintossicazione fisica, fanno ingresso in Comunità. In questa fase hanno modo di familiarizzare col contesto comunitario, di svolgere la giornata secondo ritmi e regole stabiliti, sono sottoposti al test psicodiagnostico MMPI-R, sono inseriti in un gruppo aperto che periodicamente viene sdoppiato, una parte è deputata a iniziare la fase di pre-accoglienza in altro centro pedagogico, la restante parte – che nel frattempo è aperta ad accogliere i nuovi arrivati – seguirà lo stesso iter non appena se ne creeranno le condizioni.

Nel 1997 un gruppetto di ospiti originari della provincia di Napoli, per motivi tecnico-burocratici, non può seguire la consueta prassi: effettuerà la fase di pre-accoglienza in loco. Ad esso seguirà un gruppo di alcolisti e uno di “ripetenti” (utenti ricaduti nella dipendenza dopo aver ultimato un percorso pedagogico). Ci si apre così a una nuova forma di accoglienza, che va ad affiancare la precedente.

Dopo qualche tempo, con la diffusione delle strategie per la Riduzione del Danno, fanno ingresso in Comunità utenti più compromessi dal punto di vista fisico, psichico e sociale. Alcuni iniziano a non seguire la prassi usuale – ingresso-gruppo-trasferimento – per le ragioni più disparate: problemi di natura sanitaria, un piano di “metadone a scalare” – che richiede tempi più lunghi – un protrarsi della fase di astinenza che, talvolta, fa supporre la presenza di problematiche psichiatriche che necessitano di tempi di osservazione prolungati; taluni nel vedere proseguire il percorso ai compagni e “sentirsi fermi” esprimono senso di frustrazione. Si crea così un terzo gruppo (è già presente il gruppo “aperto” e quello di alcolisti) che inizia la fase di pre-accoglienza; tale gruppo effettuerà tutte le fasi del percorso comunitario in loco.

Siamo nel 2000, attraverso vari passaggi, la tipologia del Centro ha subito una trasformazione: da “Centro di Prima Accoglienza” in “Centro Terapeutico” aperto all’accoglienza di utenti anche in doppia diagnosi, cioè soggetti che ai problemi legati all’abuso di sostanze stupefacenti associano disordini psichiatrici. La compresenza di patologie psichiatriche condiziona l’inizio, il decorso clinico, la risposta alla terapia e gli esiti dei trattamenti; si evidenzia la necessità di un trattamento  individualizzato sulla base dei problemi specifici presentati da ciascun utente, di un adattamento del percorso comunitario per cui l’anzianità di permanenza nella struttura non diventa la variabile centrale nell’assegnazione di ruoli e responsabilità, andando verso una maggiore valutazione soggettiva delle tappe del percorso degli utenti. L’obiettivo finale si sposta dalla “guarigione” in senso assoluto, al miglioramento del livello di funzionalità nelle aree problematiche perché l’utente possa reintegrarsi nel proprio contesto di appartenenza al massimo grado possibile di autonomia e qualità di vita. Agli operatori viene richiesto un elevato grado di flessibilità dell’intervento. All’équipe psicopedagogica che si effettua settimanalmente, se ne affianca una seconda con la supervisione di uno psichiatra. Ci si rende ben presto conto che l’integrazione all’interno del gruppo di utenti comorbili costituisce non un limite, ma una fonte di arricchimento.

Il progetto “Oltre la doppia diagnosi” finanziato dalla Regione Puglia (Legge n° 45/99) e realizzato negli anni 2003-2006, sottolinea e conferma detta acquisizione.

Nel novembre 2010 prende vita la Scuola Genitori. Essa nasce dalla necessità di conciliare il bisogno, espresso dai genitori, di essere edotti sul percorso terapeutico dei loro figli, di affinare la propria capacità di accompagnarli nel cammino comunitario e nel rientro in famiglia al termine dello stesso e quello, manifestato dai figli, di essere maggiormente compresi e supportati nel processo di crescita e maturazione personale da parte dei familiari.  Ha lo scopo di migliorare e rafforzare i rapporti all’interno della famiglia, promuovendo l’acquisizione di nuove competenze da parte dei genitori in termini di ascolto, comprensione e supporto dei figli attraverso l’approfondimento delle dinamiche familiari, lo sviluppo di una maggiore capacità empatica e di espressione dei sentimenti e una migliore competenza comunicativa.

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