Da oltre 35 anni diamo una risposta alle dipendenze creando un'alleanza terapeutica con gli Enti invianti, le famiglie e i soggetti coinvolti.

Salvatore

Sono nato in Francia da genitori emigranti e all’età di 10 anni, dopo aver visitato vari Paesi insieme ai miei, mi sono trasferito definitivamente a Rieti.
La mia infanzia non è stata delle migliori. A 7 anni, mentre iniziavo a rendermi conto delle cose intorno a me e del mondo che mi circondava, qualcosa si spezzò e segnò la mia esistenza(…). Da quel momento in poi, quasi tutte le relazioni, compresa quella con i miei genitori, che poi si separarono, si incrinarono al punto da non aver più fiducia di nessuno, amico o parente che fosse.
Ho continuato a condurre la vita di ogni ragazzino della mia età, ho frequentato le scuole elementari e medie, ma ero molto aggressivo, sono stato allontanato molte volte dalla scuola e molteplici sono stati gli interventi disciplinari nei miei confronti, non ero tranquillo e ordinato, non ero sereno.
Verso i 13/14 anni, ho iniziato a fumare le prime canne, non tanto perché volessi evadere, o almeno allora non me ne rendevo conto, ma perché volevo sentirmi all’altezza di qualsiasi situazione che mi permettesse di essere accettato dagli altri.
Intorno ai 16 anni il rapporto con i miei iniziò a deteriorarsi e decisi di andare via da casa. Vagai in giro per l’Europa svolgendo lavori saltuari e diventai facile preda delle sostanze: eroina, acidi… salto i preliminari… ci vorrebbero intere pagine solo per citare i tipi di sostanze assunte.
A 20 anni sembrava che la vita potesse avere un esito migliore, conobbi Morena, ci sposammo, diventai padre di Nikka. I primi periodi furono entusiasmanti e carichi di sentimenti e di buon senso, ma in meno di cinque anni ero di nuovo punto e a capo, incapace di assumermi la responsabilità di padre e di marito, decisi di separarmi e ripresi a fare uso di sostanze… mi ritrovai a vivere una vita peggiore di quella vissuta anni prima.
Nel 1985, ritornai a Rieti, con i miei genitori, ci fu un’altra breve pausa dalle sostanze, per poi riprendere da capo tutto quello che avevo temporaneamente accantonato.
Intorno ai 30 anni incontrai Paola con la quale, dopo una breve convivenza senza le dovute precauzioni, nacque Andrea, il mio secondo figlio che oggi ha 24 anni.
Nell’89 mi si presentò l’occasione di andarmene all’estero, precisamente in Germania e partii con la futile illusione che andare in un posto nuovo, potesse frenare il mio legame con le sostanze. Niente di tutto questo. Mi ritrovai in poco tempo, non un punto e a capo, ma due punti e decisamente a capo: di nuovo con le sostanze… e con l’esperienza della detenzione, e delle Comunità in diverse città tedesche. Nel 1992 conobbi la mia attuale compagna, Caterina, e nel 94 nacque il mio terzo figlio, Frederik.
Dopo questi eventi, la mia vita in apparenza sembrava tranquilla, ma diversi problemi fisici, tra i quali tre interventi per ernie alla schiena, mi immobilizzarono per diverso tempo, nel 1996 decisi di sterilizzarmi per non avere più figli, ma durante le analisi di routine mi venne diagnosticato un cancro al testicolo destro. La depressione prese il sopravvento sulla mia capacità di reazione – risparmio l’elenco di problemi incontrati per l’esportazione del cancro e dei linfonodi – ma superato anche quest’ennesimo trauma, nel 2000 mi ritrovai di nuovo detenuto, ovviamente per spaccio e detenzione.
Negli anni che vanno dal 2000 al 2005 decisi di rientrare di nuovo in Comunità, questa volta in Italia, a San Patrignano, dove completai l’intero programma di cinque anni.
Nel 2006 ricado nelle sostanze e, nel 2007, finisco di nuovo arrestato con una condanna di sei anni e otto mesi per spaccio, detenzione e omicidio colposo; in appello, la condanna viene ridotta a cinque anni e quattro mesi. In questo lasso di tempo, decido di rientrare di nuovo in Comunità, questa volta nella Comunità Emmanuel a Rieti.
I primi due anni li vivo tra alti e bassi, con scarse motivazioni e, ventitré mesi dopo, quasi al termine del “primo” cammino, ricado. L’équipe di coordinamento decide di inviarmi per un periodo di riflessione a Lecce dove con la massima umiltà di cui sono capace, mi rimetto di nuovo in gioco. Le motivazioni crescono, inizio a dare un senso alle cose e a chi mi sta intorno, cresce il desiderio di conoscermi e, allo stesso tempo, anche se con fatica, cerco di accettare quei lati di me che ho sempre tenuto nascosti per le innumerevoli paure che ho sempre vissuto.
A marzo di quest’anno è terminata la mia condanna, intanto all’èquipe pedagogica ho espresso il desiderio di prestare servizio come volontario per ricordare a me stesso e trasmettere ai miei compagni di cammino che una qualità di vita migliore di quella trascorsa fino a ora è possibile e che è possibile anche trovare motivi di crescita e di libertà che si fondano sull’essere e su un modo di porsi sano e corretto.
Oggi credo che non ci sia un tempo predefinito per cambiare radicalmente, importante è che ci sia un inizio in cui costruire le fondamenta, le basi, per un nuovo progetto di vita, anche se con le difficoltà che quotidianamente si presentano, accettando i miei limiti e le mie mancanze e, aiutato da chi mi ha dato modo di riscoprirmi, cerco di migliorare giorno dopo giorno.
Concludo questa mia testimonianza ringraziando chi mi ha dato l’opportunità di credere ancora nelle mie capacità – oggi credo fermamente che chiunque sia in grado di avere buone attitudini e di attingere a un enorme potenziale di valori – ringrazio la Comunità Emmanuel e, pur non volendo esprimermi con paroloni che non siano appropriati, mi sia concesso esprimere il notevole senso di gratitudine e il senso di riverenza e rispetto che nutro per questa realtà.

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